Il mio accento è il mio talento,
fatto di “o chiuse” e di “e strette”, che tradiscono un’origine dal mare;
I miei occhi sono il mio talento, che non sono azzurri, mio malgrado,
come quelli di mio padre, ma che hanno ereditato da lui la medesima
capacità di sognare;
Le mie orecchie sono il mio talento,
i cui lobi sono vetrine dove mostro orecchini che cambio
quotidianamente a seconda del mio umore;
Le mie mani sono il mio talento, i cui palmi sono così fitti di linee
da riuscire a mettere in crisi persino la più audace delle cartomanti;
Il mio ombelico è il mio talento, il cui cordone :”Ricordati Adriana,
lo abbiamo tagliato quando sei nata”, mi fa da monito quando dimentico
di essere una donna libera;
I miei piedi sono il mio talento, il cui indice più lungo dell’alluce
ho imparato ad accettare e ad amare.
Ad ogni accento inaudito, ad ogni sguardo inaudito, ad ogni lobo
inaudito, ad ogni mano inaudita, ad ogni ombelico inaudito, ad ogni
piede inaudito corrisponde un talento…inaudito.
Bello!! Semplice ed immediato ciò che hai scritto e per questo molto intenso.
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cara Adrina sono veramente contento per te per la tua scelta di riprendersi il tuo tempo e del tuo coraggio che occorre per cambiare direzione ed uscire da quel meccanismo della quotidianità che sembra banale ma non lo é affatto perché é una rete ma se la guardi da vicino é una ragnatela
Sono orgoglioso di te ma conoscendo le tue radici e sapendo che il frutto non può cadere lontano dall’albero ero meravigliato del contrario
é come se ora sapessi che sei tornata a casa…
il tuo affezionato bis cugino massimiliano
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