La Treccani lo definisce come:
1.) Nella Grecia antica, unità di misura di massa e peso,
corrispondente a 60 mine e a 6000 dramme; il suo valore, e quindi
il peso in metalli, variò secondo i luoghi e i tempi.
Dopo questa lettura, mi sono pesata per sapere quanto talento avevo.
Ho abolito di conseguenza la dieta dimagrante.
2.) <Parabola dei Talenti> (Matteo25), nella quale i talenti
affidati dal signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati
da Dio all’uomo.
–-- (aggiungo: soprattutto alla donna)
3.) Ingegno, predisposizione, capacità e doti intellettuali rilevanti,
spec. in quanto naturali e intese a particolari attività.
Esistono anche il diminutivo “talentino” (da non confondersi con
Tarantino), l'accrescitivo “talentóne” e il peggiorativo
“talentàccio”.
Un talento è quindi innato, non può essere acquisito da tutti,
può essere perfezionato allenandolo, ma potrebbe essere anche sprecato.
Non deve però essere rovinato dalla presunzione e arroganza.
L'educazione rigida ricevuta e il valore dell'umiltà, certo non
aiutano a esprimere e seguire i propri talenti. Spesso i genitori
ci convincono che non ne possediamo nemmeno uno.
E per essere accettati dal gruppo, ci adeguiamo agli altri
dimenticando di esplorare ciò che c'è dentro di noi.
Come si fa ad essere se stessi sempre e ovunque?
E come faccio ora a trovare il mio talento?
Semplice, mi iscrivo al corso “Talenti inauditi”, sperando entro
la fine del corso di trovare ciò che in me è sempre stato inaudito.
O sarà ancora “inaudibile”?
Nel frattempo ho scoperto ciò che più mi rappresenta.
Il quadrato semiotico degli amanti dei dolci.
Avevo già abolito la dieta all'inizio di questo testo, ora mi butto
sui dolci per aumentare il mio talento.
spassosissimo e super azzeccato!!
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grazie mille Rachele per il commento. A presto!
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